...di Claudio Giuliani
Antonio De Rose non è
un musicista comune,
nel senso che per lui la
musica non è semplicemente
una professione.
Le sue produzioni di esecutore, giornalista musicale e compositore, seppur ragguardevoli, non riescono a definire compiutamente la sua figura di artista. Antonio è un uomo che ha scelto la musica come mezzo di ricerca interiore, potremmo forse definirlo un poeta della chitarra.
Le sue composizioni non fanno eccezione: frutto di una passione coltivata con costante dedizione, queste opere assomigliano in tutto e per tutto al loro autore. A un primo ascolto esse appaiono semplici e immediate, ma, ad un’analisi più attenta, rivelano la loro profondità e la loro poetica. La musica di Antonio De Rose ha un forte potere evocativo, il suo ascolto ci proietta in un’atmosfera onirica, in cui l’autore ricrea il proprio universo interiore, popolato dalle persone a lui più care, abitanti del suo mondo ideale, tranquillo e incorrotto al tempo stesso.
Chiunque deciderà di accostarsi a queste opere (sia esso ascoltatore o esecutore) senza avere un atteggiamento intellettualistico e senza ricercarne a tutti i costi una collocazione estetica, sarà ripagato da una piacevole serenità sollevato, seppur momentaneamente, dalle oppressioni quotidiane.
...di Luigi Biscaldi
Antonio De Rose, noto chitarrista
e didatta esperto,
si presenta come compositore,
proponendo una collezione di sei fascicoli nei quali raccoglie brani per chitarra sola (tre fascicoli), due chitarre, quattro chitarre e flauto e chitarra.
Quest’opera non pone problemi interpretativo, perché è il compositore stesso che, con parole semplici ed efficaci, si autodefinisce in una nota del frontespizio: esecutore di professione (“…è suonando che mi guadagno da vivere”) e definisce il comporre (e lo scrivere poesie) "... i miei lussuosi “vizi”. Inoltre uno dei fascicoli si intitola “Brani semplici e sentimentali”... più chiaro di così…
Alcuni pezzi sono stati scritti nella più fine concezione della Hausmusik, musica da suonare in famiglia, e appaiono quindi in diverse versioni; altri invece rimangono affidati alla sola chitarra. Comunque, sono tutti belli, piacevoli, ingegnosi, istruttivi e simpatici, come il loro autore, che non si candida per il passaggio ai posteri, ma che regala ai contemporanei le sue pacate, sagge riflessioni musicali, ovviamente forgiate dalla mano maestra del chitarrista al quale lo strumento non può nascondere nulla.